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Il 5 agosto Amme Salamme, lato culturale dell'arabo

Al giorno d’oggi, sembra quasi impossibile guardare al mondo arabo senza nutrire un legittimo senso di diffidenza. Nell’immaginario comune, forgiato dalle pressioni continue dell’informazione mediatica, si fa presto ad associare la cultura orientale al fanatismo islamico dell’Isis, autore degli scempi brutali di cui siamo ormai soliti sentir parlare.

Ma il mondo asiatico non è solo questo. Lo sa bene il locale Centro Studi sui Dialetti Apulo-Baresi, impegnato nel nuovo progetto di ricerca “Amme Salamme”, una scoperta graduale degli arabismi che caratterizzano la lingua italiana, in scena il prossimo 5 agosto in Largo Torre.

“Il nome Am Salam è quello dell’antico gioco della campana e deriva da “As salam” che in arabo è un saluto beneaugurante. Il gioco della campana quindi, come metafora della vita, un percorso ad ostacoli insidioso” - ha spiegato in conferenza stampa Mario Gabriele aggiungendo - “l’obiettivo è portare alla luce quanto di positivo ha lasciato la contaminazione con questa cultura, nella nostra lingua”.

Nel merito della serata è entrata Maria Vittoria D’Onghia, membro del centro studi: “E’ come se in tutte le nostre iniziative, ci ponessimo dinanzi alla lingua e la interrogassimo. La lingua offre risposte sempre nuove, spetta a noi interpretarle. Anche questa volta l’evento unirà lo studio linguistico a quello storico”.

Nell'evento saranno inoltre proposte letture tratte da “Le mille e una notte”, tradotte da Domenico Forti, e numerosi componimenti inediti. Della parte musicale si occuperà il musicista Gianni Pinto. Circa una quarantina i lemmi linguistici di derivazione araba inseriti nel dizionario italiano: “Tra di essi, il nostro “Tamarro” buzzurro, cafone, dall’arabo “venditore di datteri” che si presuppone fosse una persona rozza” - ha spiegato Giovanni Laera che ha concluso - “ma esistono tante altre forme che avrete modo di scoprire nel corso della serata”.

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